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Limiti.
Sorella mia,
stamane nostro padre è partito. Voleva dicessi così, al tuo risveglio. Ha lasciato che la tua parte fosse nel sogno, perché lui non più ha occhi. E tu sei sempre riuscita a farti satellite accorto, sincero.
Ricordo che la donna dalla pelle di biacca ci donò filtri di vita, ma tu rispondesti solerte: Non andartene, non lasciarci con la faccia nel vento, mentre i pastori masticano le olive, al fuoco ridestato. Resta con noi, io ho bisogno di toccare. Poi potrò sognarti.
Sorella mia parlasti, e ora devi sognare anche per me. Non ho mai conosciuto la madre, si spense in stanze lontane, di corsa all'unica sorte, come il simbolo spezzato invano. La strada lo sta inghiottendo, di nuovo tra i monti deserti, lo vedo anch'io. Nella sua faccia di mostro sfida i limiti, la solitudine, non ha cuore da custodire, in ascolto.
Grazia sei sorella mia. Sorella di questa visione, che è l'ultima sororale immagine. Unanima mi stringo a te, e non svegliarmi. Non sognare più.
Il mostro ha risputato il naturale, ora nostro padre è quiete. E’ il verso della pianta sulla pietra, strati di amore.
Vladimir D'Amora.
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